La sera del 30 Dicembre 2019, Nicoletta Dosio, 73 anni, e’ stata condotta in carcere per una condanna definitiva ad un anno di reclusione per una delle manifestazioni “No Tav” del 2012.
Si trattava di una manifestazione di protesta seguita al grave infortunio del militante No Tav Luca Abba (tutttora in carcere), il quale dopo essere salito su un pilone della corrente , cadde inseguito da un carabiniere e poi rimasto stato folgorato, precipitando e restando tra la vita e la morte per molti giorni. Nicoletta Dosio insieme a Dana Lauriola ed altri 10 attivisti No Tav furono condannati in via definitiva a pene che andavano da un anno a due di carcere senza condizionale , per l’occupazione pacifica e l’apertura di un casello autostradale per un periodo temporale di meno di un’ora, sull’autosratda che attraversa la Val di Susa.
Gli attivisti del movimento No Tav si oppomgono da 30 anni a questa parte, alla realizzazione di una linea ferroviaria ad alta velocita’ che dovra’ collegare Torino con Lione in Francia.Quando fu decisa la realizzazione di questa opera inutile, costosissima e con conseguende nefaste per l’ambiente ed il territorio, furono introdotte delle disposizioni che veniva impedivano la partecipazione ai processi decisionali sull’opera, delle comunita’ locali. Il territorio sul quale si sarebbe dovuta realizzare la linea ferroviaria fu caratterizzato ”sito sensibile’ e si procedette alla militarizzaione dell’ area del mega cantiere e furono previste pene severissime in caso di violazione dell’area. Questa ”grande opera” e’ gia’ costata agli abitanti della Val di Susa che si oppongono alla sua realizzazione, decine di processi che hanno pesantemente inciso sulla liberta’ delle persone e sulla possibilita’ di prosecuzione pacifica della protesta): misure cautelari, condanne pesanti in procedimenti “simbolici” sui quali la Cassazione è intervenuta ripetutamente negandone, in alcuni casi, la legittimità. Anni di attivita’ giudiziaria dedicata quasi esclusivamente a punire con condanneesemplari ogni singolo comportamento ostativo a una scelta giustamente criticata da piu’ parti, incluse forze oggi al governo del paese.
Una giustizia orientata, “forte con i deboli e debole con i forti”, indifferente alle legittime ragionidi una protesta con caratteri larghi e popolari. Si tratta di un apparato giudiziario che utilizza in maniera inaccettabile il Codice Rocco (in vigore dal periodo fascista), e che prevede anche misure cautelari molto dure atte a ”prevenire” possibili azioni ”socialmente pericolose”.Nel caso del movimento No Tav ( ma non solo) queste misure vengono largamente utilizzate per reprimere qualsiasi forma di disobbedienza civile e di conflitto sociale. La condanna di Nicoletta Dosio e degli altri 11 attivisti e’ una condanna politica , lo afferma la stessa sentenza. Infatti ogni attenuante di legge e la condizionale agli incensurati sono state negate, secondo la sentenza, “ …tenuto conto del carattere altamente organizzato dell’azione delittuosa che dimostra il collegamento degli imputati con l’ala più radicale e violenta del movimento NOTAV e diconseguenza la PERICOLOSITÀ SOCIALE dei prevenuti..” In questa lotta, Nicoletta Dosio ha fatto la sua parte con coerenza e dignita’ e intende dimostrare, con il suo rifiuto di misure alternative al carcere, l’ingiustizia di una repressione contro il movimento No Tav portata a un livello estremo.”Alle lotte per l’ambiente, al conflitto sociale lo Stato risponde con la criminalizzaione delle lotte stesse.
Invece va garantito il sacrosanto diritto alla protesta contro la regina delle grande opere inutili, chiedendo un radicale cambio di rotta nella gestione dei conflitti sociali e ambientali, quale e’ certamente quello relativo al progetto Tav, che dovrebbe tornare a essere materia di un serio, civile, realistico e produttivo confronto tra comunita’ e governi locali e centrali, anziché materia di giudizi penali e ostentazione di potere militare e di ordine pubblico.
Per queste ragioni Chiediamo la liberazione di Nicoletta Dosio e degli altri attivisti No Tav,e l’avvio di un processo mirato al rilascio dell’amnistia per reati sociali .